Diritto alla riparazione: la direttiva che promuove un’economia più sostenibile
di Gianluca Cavion, Presidente Confartigianato Imprese Vicenza
Quante volte ci siamo chiesti perché, a fronte della rottura di un elettrodomestico o di un dispositivo elettronico, veniamo indotti a sostituirlo anziché farlo aggiustare? E quante volte siamo inorriditi, seguendo qualche reportage giornalistico, alla vista di tonnellate di rifiuti tecnologici che, fra l’altro, contengono materiali assai rischiosi per l’ambiente? E poi, è giusto che i produttori stabiliscano un limite di tempo al funzionamento degli apparecchi, trascorso il quale il meccanismo è da buttare?
Un primo argine a tutto questo è stato eretto il 30 luglio scorso, quando finalmente è entrata in vigore la Direttiva Europea 2024/1799 con la quale si introduce un insieme di norme comuni che promuovono la riparazione dei beni. Ora, gli Stati membri dell’UE hanno due anni di tempo per recepirla. Secondo Confartigianato, la Direttiva rappresenta una tappa per promuovere un’economia più sostenibile e circolare e apre prospettive per rilanciare l’attività dei piccoli riparatori indipendenti, creando per i consumatori un’alternativa alla cultura dell’“usa e getta”. L’auspicio è che la norma venga adottata e applicata in Italia in modo chiaro ed efficace, evitando di creare appesantimenti burocratici sia ai riparatori che alla clientela.
Finora, a proposito delle categorie di prodotti idonei alla riparazione, si parla di lavatrici, frigo, asciugatrici, lavastoviglie, aspirapolvere, server, telefonia, tablet; successivamente, nell’elenco dovrebbero entrare anche personal computer, ferri da stiro, tostapane, macchine da caffè, e poi altro ancora.
Ma in che modo la nuova Direttiva punta a rendere le riparazioni più convenienti e accessibili per i consumatori? Per esempio, i venditori saranno obbligati a dare priorità alla riparazione durante il periodo di garanzia legale, se questa è più conveniente o uguale in termini di costo rispetto alla sostituzione di un bene, con un ulteriore periodo di garanzia.
Inoltre, i consumatori avranno il diritto di richiedere la riparazione di prodotti quali lavatrici, aspirapolveri e smartphone anche dopo la scadenza della garanzia.
Ancora: durante il periodo di riparazione, dovrà essere offerta la possibilità di noleggiare un dispositivo sostitutivo e, qualora un dispositivo risultasse irreparabile, ai consumatori dovrà essere offerta la possibilità di acquistare un’unità ricondizionata come alternativa.
Per facilitare la ricerca dei centri di riparazione più vicini, verrà lanciata una piattaforma europea con sezioni dedicate a ogni Paese. Saranno stabiliti anche incentivi affinché i consumatori scelgano di riparare i prodotti invece di sostituirli, mentre i produttori dovranno fornire informazioni trasparenti su manutenzione e riparazioni, nonché garantire degli aggiornamenti dei software per un periodo minimo. Ai fabbricanti spetterà, inoltre, assicurare che i loro prodotti siano durevoli, facili da riparare e contengano parti rimovibili e sostituibili. Parallelamente, ai consumatori andranno fornite tutte le informazioni sulla riparabilità dei dispositivi, in modo da poter valutare e confrontare i diversi servizi di riparazione. Su alcuni aspetti previsti, come la “piattaforma per la riparazione” o il “modulo europeo di riparazione”, Confartigianato ha già avvertito che essi non dovranno tradursi in nuovi oneri amministrativi.
Va ricordato che nel settore delle riparazioni operano in Italia quasi 200mila artigiani e piccole imprese, con 386mila addetti (dagli Impiantisti ai Sarti, dagli Autoriparatori ai Manutentori di ascensori fino a veri e propri Riparatori di elettrodomestici e agli Orologiai). E per tutti loro, oltre che per i consumatori, la nuova norma europea rappresenta certo una buona notizia.
Ma c’è un altro aspetto da considerare: da molti anni, infatti, Confartigianato chiede che i riparatori indipendenti di beni personali e per la casa possano operare alle stesse condizioni dei riparatori autorizzati, vale a dire con il diritto di accedere liberamente a tutti i pezzi di ricambio e agli strumenti e alle informazioni tecniche fornite dai produttori. Questo permetterebbe di eliminare le barriere e le disparità di trattamento che ancora oggi ostacolano migliaia di artigiani e piccole imprese nella loro attività proprio sul mercato delle riparazioni.
Per questo Confartigianato confida in un’applicazione rapida e soprattutto sensibile alle aspettative delle piccole imprese italiane attive nel comparto: “Nel testo iniziale della proposta di Direttiva UE – ha sottolineato al proposito il presidente Marco Granelli – c’erano questi principi. Alla fine, però, il testo della Direttiva definitivamente approvato rimane ambiguo sull’accesso ai pezzi di ricambio da parte dei riparatori indipendenti, e i prodotti riparabili sono pochi. Auspichiamo che, in fase di recepimento della Direttiva in Italia, sia garantita una effettiva equiparazione di condizioni tra riparatori indipendenti e autorizzati, garantendo l’accesso ai pezzi di ricambio, e inoltre vengano introdotti incentivi ai consumatori per favorire la riparazione dei prodotti, nonché ampliata la lista dei prodotti riparabili”.