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Creare futuro incoraggiando i giovani a fare impresa

L’Intelligenza Artigiana, che rimane cosa ben diversa dall’Intelligenza Artificiale, trova la sua massima espressione nella Creatività.

È questo l’ulteriore concetto che Confartigianato ha voluto porre in risalto nella Campagna di tesseramento per questo 2025, intendendo sottolineare come la capacità di trasformare le idee in prodotti o servizi “unici”, originali, così come in lavori “ben fatti”, siano il patrimonio distintivo e la prerogativa fondamentale della mente dei veri artigiani.

La Creatività, caratteristica imprescindibile dei nostri imprenditori, consente infatti di fondere tradizione e innovazione, rendendo l’artigianato artefice e protagonista del valore del Made in Italy.

Un vero artigiano – tanto uomo quanto donna – è talento, ingegno, passione, impegno, esprime i saperi del proprio territorio, è vocato alla sostenibilità, sa rendersi utile all’utente/cliente che si rivolge a lui, sa portare nel mondo l’eccellenza italiana, è sempre pronto a rinnovarsi e ad innovare per affrontare le grandi trasformazioni della nostra epoca, comprese le transizioni “green” e digitale.

Tutto questo è quel patrimonio di cultura produttiva che Confartigianato vuole tutelare ogni giorno, con il proprio impegno al fianco delle aziende per valorizzarne la forza e l’unicità, per “Creare Futuro”. Ben sapendo che ogni sguardo rivolto al domani non può non tenere conto di coloro che ne saranno i protagonisti, vale a dire i giovani. 

Ciò implica la necessità di uno sforzo collettivo, vale a dire istituzionale e sociale di tutto il Paese, perché ragazzi e ragazze si avvicinino sempre di più e meglio al mondo della piccola impresa, quella che opera nel territorio, che è incentrata sullo spirito d’iniziativa, sull’ingegno, sulla responsabilità, sul vivere insieme ogni giorno, titolari e collaboratori. L’unico tipo di impresa veramente nostra, nata senza capitali stranieri. 

Rispetto a non molti anni fa, oggi sono assai più numerose le iniziative che, grazie anche alle associazioni di categoria come Confartigianato, promuovono incontri fra mondo della scuola e mondo del lavoro. I lettori di FareImpresa lo sanno bene, così come conoscono il crescente diffondersi degli ITS, gli Istituti Tecnici Superiori che organizzano corsi di formazione post-diploma, delineando i loro programmi didattici proprio in relazione alle esigenze e alle caratteristiche delle aziende locali, portando gli studenti “dentro” quelle aziende. 

Sono tutti passi avanti importanti, e confortati da risultati positivi: basta osservare l’alta percentuale di quanti escono da quegli istituti trovando già occupazione. E non dimentichiamo il ruolo importante che riveste l’Apprendistato Duale. Occorre insistere in tale direzione, e occorre anche fare di più. Che cosa?

Serve un ulteriore salto, di tipo culturale: portare, cioè, ancora di più i giovani ad “appassionarsi” a questo modello di impresa, in primo luogo (e qui entra in campo anche il ruolo delle famiglie) abbandonando la visione stereotipata di un artigianato rivolto solo al passato, ai mestieri “di una volta”. Perché basta mettere il naso dentro una qualsiasi ditta, anche la più piccola, per rendersi conto di quanta tecnologia di ultima generazione venga oggi impiegata da chi ci lavora dentro: non solo in un’azienda meccatronica, ma persino in un panificio, o in un salone di acconciatura ed estetica, o in una falegnameria. E poi, certo, continuano a esserci le realtà dell’artigianato artistico e di tradizione come la ceramica, la sartoria, il restauro, il vetro, il ferro battuto, dove la manualità ancora si esalta. Ma anche là hanno fatto capolino innovative risorse digitali, così come avviene nell’oreficeria, o in vasti comparti come l’edilizia o l’arredamento, il tessile o la termoidraulica. 

Qualcuno ha spiegato, ai nostri giovani, quanto questi mondi possano offrire esperienze interessanti, stimolanti, appaganti a livello lavorativo? C’è chi comincia a capirlo, per fortuna.

Da un’indagine del Censis svolta con Confartigianato, risulta infatti che gli “under 35” preferiscono un lavoro “libero e creativo” a un impiego tradizionale, ripetitivo, imprigionato in gerarchie. 

Dietro a tale approccio c’è il rifiuto di un “posto qualunque” e l’aspirazione a un’occupazione motivante e coinvolgente, che rispecchi interessi e valori personali. Ebbene: le attività artigiane spiccano nelle preferenze manifestate, proprio per la possibilità di esprimere la propria creatività, concretizzare idee e progetti, operare in autonomia, realizzare prestazioni e prodotti unici.

Ecco perché occorre insistere per diffondere ancor più la conoscenza dell’artigianato e avvicinare ad esso le nuove generazioni. Persino il “Patto per il futuro” adottato lo scorso settembre dall’ONU, documento che traccia una mappa delle prospettive da perseguire, degli aspetti su cui investire e degli impegni da assumere da parte degli Stati, indica la necessità di creare posti di lavoro dignitosi per i giovani e responsabilizzarli, incoraggiarli e sostenerli nel fare impresa.

Qui in Italia, però, non va dimenticato che prendere in mano l’azienda di famiglia, o crearne di nuove, o abbracciare mestieri e professioni che valorizzino le proprie qualità, è ancora troppo difficile, in particolare a causa di una burocrazia spesso opprimente, che viene vissuta non solo con fastidio, ma anche come un ostacolo che spesso vanifica e spegne la spinta imprenditoriale, la “voglia di fare”. Ecco perché, per superare tale stato di cose, serve un impegno collettivo.

Da che mondo è mondo, gli artigiani dell’oggi cercano e vogliono gli artigiani del domani. Spetta all’intero sistema Paese fare altrettanto, alla sua classe politica. Magari, ricordandosi di quell’articolo 45 della nostra Costituzione secondo cui si deve provvedere “alla tutela e allo sviluppo dell’artigianato”. E magari immettendo anche qui, nel ruolo dello Stato, un po’ di nuova e sana Creatività.  


Hanno collaborato a questo numero:
Carlotta Andracco, Gaia Anzolin, Chiara Carradore, Nicola Carrarini, Sandra Fontana, Sabrina Nicoli, Marina Rigotto.

Direttore responsabile: Antonio Stefani
In redazione: Valentina Celsan, Stefano Rossi
Contributi multimedia: Corrado Graziano, Davide Samadello, Federica Vencato
Coordinamento editoriale: Concetta Pellegrino

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