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Confartigianato sui quesiti referendari

I quattro dell’8 e 9 giugno che toccano le imprese. Cavion: “Il rischio è un anacronistico ritorno al passato in un mondo in continuo cambiamento sia dal punto di vista delle aziende che dei lavoratori”

In vista della consultazione referendaria dell’8 e 9 giugno, Confartigianato Imprese Vicenza esprime la propria posizione rispetto ai quattro quesiti che toccano da vicino la gestione delle imprese. “Ho il timore che si riconduca questo referendum ad una partita imprenditori contro dipendenti, quando invece il contesto geo politico e di mercato richiede massima convergenza di interessi e certezza del diritto a beneficio del benessere comune. Lascia peraltro un po’ perplessi il fatto che tematiche fortemente tecniche, sulle quali anche gli esperti si interrogano, siano affidate a un sì o un no. Quel che viene chiesto al cittadino è di esprimersi su norme che hanno un significativo impatto sul mondo delle imprese e del lavoro e che non possono ridursi a semplificazioni di natura ideologica”.
Questa è la considerazione del presidente Gianluca Cavion a fronte anche delle analisi sui temi referendari a cura degli Uffici di Confartigianato.

Così in merito al Quesito n.1 che riguarda l’Abrogazione del Jobs Act (articoli su licenziamenti e tutele crescenti) Confartigianato spiega che il rischio sarebbe di tornare a un sistema più rigido e soprattutto anacronistico. Oltre, infatti, a frenare la flessibilità, necessaria alle micro e piccole imprese per adattarsi ai cambiamenti del mercato, l’indennizzo secondo parametri economici prevedibili ha favorito, in particolare, l’inclusione nel mondo del lavoro di molteplici categorie oggi vulnerabili.
“Se le imprese artigiane hanno saputo reggere davanti agli scossoni degli ultimi anni è anche perché hanno adottato soluzioni flessibili e conteggiabili – commenta Cavion-. Peraltro, con che prospettiva, in quale clima e con che motivazione può rientrare un lavoratore dopo che è stato licenziato? Va inoltre evidenziato come le aziende artigiane e le piccole imprese abbiano negli anni sempre svolto un ruolo di primo ammortizzatore sociale, garantendo continuità di occupazione e presenza sul territorio. Ciò vale a maggior ragione in questo particolare contesto storico, con più offerta di lavoro che di domanda, con tassi di disoccupazione in continuo calo e la glaciazione demografica: i dipendenti sono quasi parte della famiglia e contribuiscono a creare il “valore artigiano” che ci contraddistingue”.

Analogamente i quesiti legati all’abrogazione della norma che pone un tetto all’indennità risarcitoria per licenziamenti ritenuti illegittimi operati da aziende con meno di 16 dipendenti, così come l’eliminazione dell’a-causalità nei primi 12 mesi di contratto a termine, avrebbero non pochi effetti sulla gestione dell’impresa. Nel primo caso si potrebbero figurare casi in cui l’indennità pesa in maniera sproporzionata sui conti sull’impresa (soprattutto su quelle con un unico dipendente) oltre che produrre effetti distorsivi e disincentivanti per l’occupazione.

Quanto invece al secondo caso, abolizione della a-causalità nei contratti a termine inferiori ai 12 mesi, il rischio è di ingessare il mercato del lavoro tornando indietro.
“Quando i mercati sono particolarmente turbolenti, l’assunzione con contratti a termine permette alle imprese di rispondere ai picchi produttivi con nuove assunzioni, che poi possono stabilizzarsi se le condizioni lo consentono. I numeri relativi ai contratti a tempo indeterminato sono in crescendo anche nel Vicentino: ciò dimostra che la liberalizzazione dei contratti non ha avuto quegli effetti negativi tanto paventati”, precisa Cavion. Reintrodurre poi la causale aumenterebbe il rischio di contenzioso (sul piano dell’interpretazione della ‘giustificatezza’ della motivazione addotta) con un effetto deterrente sull’utilizzo regolare dei contratti, favorendo paradossalmente fenomeni di lavoro grigio o irregolare, ricorda Confartigianato.

C’è poi il quesito relativo agli appalti e responsabilità in caso di infortunio. L’estensione della responsabilità solidale anche al committente, per gli infortuni e gli illeciti commessi dal datore di lavoro appaltatore, è una misura che, pur animata da intenti condivisibili, tradisce una logica irragionevole e potenzialmente devastante per il mondo delle piccole imprese. L’effetto pratico, spiega Confartigianato, sarebbe una drastica riduzione delle commesse, una paralisi dell’outsourcing, e un incremento del contenzioso tra soggetti contraenti, scoraggiando la collaborazione tra imprese che costituisce, invece, un cardine del modello artigiano e cooperativo.