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COL “PROGETTO BANZAI” MECCANICI E CARROZZIERI DI CONFARTIGIANATO VICENZA STANNO STUDIANDO UN KIT PER TRASFORMARE LE AUTO A BENZINA IN ELETTRICHE

Quindici anni orsono in Giappone la Toyota presentava la prima auto con motore elettrico (ibrido). Nel 2012 la Nissan Leaf, con 40mila unità, è la vettura elettrica più venduta al mondo. Ecco perché il Giappone può essere considerato come la patria dei sistemi di propulsione Plug-in Hybrid ed Elettrico per veicoli. Ispirandosi a ciò, si è voluto denominare “Banzai” l’ambizioso progetto sulla trazione elettrica che è stato intrapreso nel Vicentino da un gruppo di imprenditori delle categorie Metalmeccanica, Elettromeccanica, Carrozzieri e Meccanici di Confartigianato.

«La nostra idea – spiega Roberto Cazzaro, presidente provinciale dei Carrozzieri – è quella di trasformare piccole vetture a benzina /gasolio in vetture a trazione elettrica utilizzando un kit standard per auto usate. All’interno del nostro mondo associativo abbiamo l’intera filiera delle attività di settore e possiamo quindi progettare, produrre, assemblare, montare il kit e vendere l’auto. Si tratta di riuscire a sfruttare l’elevato know-how sui motori elettrici esistente nella nostra provincia per sviluppare un’opportunità che adesso pare interessare una ristretta nicchia di mercato, ma destinata in un prossimo futuro a crescere. Non va infatti dimenticato che, rispetto al tradizionale motore a scoppio, quello elettrico può percorrere circa 100 km con un costo di ricarica batterie inferiore ai 2,00 euro, e centinaia di migliaia di chilometri senza subire particolari “invecchiamenti” per cui, grazie a questo kit, la vita stessa dell’auto viene aumentata anche più del doppio, in base alle percorrenze giornaliere». Aggiunge Ezio Zerbato, presidente provinciale della Metalmeccanica: «Abbiamo iniziato il nostro percorso da alcuni mesi e uno dei primi passi è stata la collaborazione con il CPV, il Centro Produttività della Camera di Commercio, per l’utilizzo della metodologia Triz che “cattura” i processi creativi in atto nell’ambito tecnologico, per codificarli e renderli così ripetibili e applicabili». «Siamo coscienti – prosegue Maurizio Concato, presidente provinciale della categoria Elettromeccanica – che il percorso sarà tortuoso, in quanto l’automotive è un settore che di solito richiede elevati investimenti, la tecnologia c’è ma dev’essere sviluppata e tarata sulle esigenze della vettura. Esistono poi dei vincoli, come per esempio l’autonomia delle batterie, che incidono nella progettazione e sulle preoccupazioni del futuro acquirente: non è un caso che diverse case automobilistiche in questa fase puntino sull’ibrido. Stiamo valutando gli studi di vari atenei e a novembre ci incontreremo, a Tokyo, con un team di sette università giapponesi per valutare il loro punto di vista». «Tra l’altro – ricorda Fabrizio Argenta, presidente provinciale dei Meccanici – in Italia, nel caso di trasformazione di vetture da motore a combustione a motore elettrico, la parte burocratica è piuttosto complessa e di non facile attuazione, tant’è che quelle poche aziende esistenti al momento preferiscono far omologare la vettura all’estero con un costo che può variare tra i duemila e i tremila euro. Confartigianato si sta attivando per ridimensionare anche questo problema».