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Cleanstone: sostenibilità nel settore lapideo

Si è tenuta in Austria, a Villach, la Conferenza Finale del Progetto Cleanstone dedicato alle imprese del settore lapideo.

Obiettivo del progetto: migliorare e ottimizzare i processi estrattivi e di lavorazione della pietra naturale attraversol’applicazione delle più moderne tecnologie di valutazione dell’impatto ambientale e delle più avanzate tecniche di fluidodinamica. 
A partire dal 2019, Confartigianato Imprese Vicenza si è impegnata, assieme a partner italiani e austriaci (Università degli Studi di Padova, Università degli Studi di Udine, Università di Scienze Applicate della Carinzia e Istituto di Ecologia E.C.O di Klagenfurt) in tale Progetto, finanziato dal Programma di Cooperazione Interregionale V Italia-Austria e dai fondi FESR. I soggetti coinvolti hanno quindi collaborato al fine di proporre una serie di attività utili per perseguire l’obiettivo. La conferenza finale, che si è svolta nella sede dell’Università della Carinzia, è stata l’occasione per i partner di confrontarsi sulle attività svolte e sui risultati ottenuti, e per le imprese, tra cui due vicentine, di raccontare la propria esperienza.

Gli interventi

Ad aprire i lavori della conferenza è stato Martin Schneider, professore dell’Università ospitante, seguito dal capofila di progetto (Università degli Studi di Udine) nella figura del prof Cristian Marchioli, che ha ricordato i principali elementi di Cleanstone: obiettivi, risultati attesi, partner, attività previste. Dal canto suo Confartigianato Vicenza ha illustrato quanto realizzato e in particolare le azioni di “stakeholder engagement”, le attività di analisi di sostenibilità ambientale, anche grazie al coinvolgimento di enti e aziende operanti nel settore dell’estrazione delle pietre, fino all’individuazione delle “best practices” di progetto. Nei più di due anni di Progetto, Confartigianato è stata infatti impegnata nel coinvolgimento degli stakeholders e nella diffusione delle attività di sviluppo del partenariato, attraverso il sito web di progetto, raggiungibile all’indirizzo www.cleanstone.eu e disponibile in tre lingue. 
Si sono quindi susseguiti gli interventi dell’Università ospitante che ha spiegato il lavoro realizzato, anche in collaborazione con Vicenza, incentrato sulla comparazione tra la legislazione attuale italiana e quella austriaca in tema di riutilizzo dei rifiuti lapidei. L’auspicio ora è che si possa giungere a una modifica della legislazione vigente, perché possa valorizzare appieno il potenziale di riuso/riciclo dei materiali.
I ricercatori dell’Università di Padova hanno esposto quindi la sintesi delle opzioni di riutilizzo dei rifiuti lapidei per le cave italiane, presentando le potenzialità di riciclo dei materiali secondari. L’intervento dell’Istituto di Ecologia E.C.O. si è invece concentrato sull’indice di biodiversità a lungo termine utilizzato per valutare l’impatto ambientale nelle attività di lavorazione della pietra. Prima del dibattito finale, l’Università di Udine ha esposto le proprie attività, focalizzandosi sulle analisi dei dati raccolti e delle banche dati disponibili sull’uso del suolo e sulle attività delle cave, illustrando inoltre le attività di simulazione di impatto ambientale anche attraverso l’utilizzo del sistema CALPUFF, utile per comprendere la dispersione atmosferica delle polveri.
L’incontro si è concluso con la visita ai laboratori dell’Università di Scienze Applicate della Carinzia, dove sono anche state illustrate le prove di riutilizzo dei materiali derivanti dagli scarti di lavorazione. 

Le visite

Una seconda giornata di lavori è stata dedicata esclusivamente ai partner di progetto, con la visita alla cava di Jakomini Quarry Mineral Abbau GmbH di Bad Bleiberg, nel sud della Carinzia, dove viene estratta dal 1992 pietra dura a cielo aperto. La cava è stata coinvolta nel progetto e il relativo sito è stato oggetto di bio-valutazione e biomonitoraggio delle attività estrattive. È bene infatti ricordare che è anche grazie al coinvolgimento di aziende ed enti operanti nel settore di riferimento progettuale, alla loro disponibilità e sensibilità verso un processo di sostenibilità ambientale, che è stato possibile analizzare dati indispensabili per perseguire gli obiettivi di progetto. In particolare, il Consorzio Pietra Piasentina, il Consorzio Marmisti della Valpantena (partner di Verona Stone District), il Consorzio della Pietra di Vicenza e l’azienda Bertola Pietre, si sono resi disponibili a fornire sia materiali utili alle analisi che informazioni preziose per individuare opzioni di riciclo e riutilizzo degli scarti delle lavorazioni, al fine di migliorare gli aspetti di sostenibilità delle attività aziendali.  Due i principali strumenti che saranno resi disponibili alla imprese estrattive grazie al lavoro svolto dal partenariato in questi anni di progetto: una serie di linee guida e criteri per valutare l’impatto ambientale delle attività di lavorazione e definire protocolli innovativi per la valorizzazione economica degli scarti mediante conversione in materie prima secondarie, e un libro bianco con proposte di modifica della legislazione vigente in Austria e Italia per una valorizzazione maggiormente efficace del potenziale di riuso/riciclo.

Le testimonianze

Alla Conferenza Finale era presente Simone Andriolo, dell’Area Ambiente e Certificazioni di Confartigianato Vicenza, che ha illustrato l’impegno dell’associazione nel progetto (link intervista), e a corredo dell’evento sono state presentate le due realtà nostrane: il Consorzio Marmisti della Valpantena (che è intervenuta con il collegamento da remoto) e Bertola Pietre. Il Consorzio, presieduto da Tiziano Dal Corso, è una realtà nata nell’84 con l’obiettivo primario di gestire gli scarti provenienti dalla lavorazione delle pietre e marmi della valle. “Vogliamo essere anche consapevoli e rispettare l’ambiente, il territorio. Perciò siamo stati disponibili subito ad aderire al progetto Cleanstone”, ha spiegato Dal Corso. (ascolta l’intera intervista)
Quanto a Bertola Pietre, si tratta di un una realtà radicata nel territorio sin dal 1620, ora guidata dai fratelli Cesarella e Andrea. L’impresa gestisce tutte le fasi di lavorazione della pietra naturale. Raccontano i titolari: “Quando ci hanno presentato il progetto, lo abbiamo accettato pensando che sarebbe stata un’occasione per confrontarci con altri operatori del settore e anche capire come recuperare gli scarti di lavorazione anche con il supporto di Università e di consulenti esterni”. (ascolta l’intera intervista)

Articolo aggiornato al 27 maggio 2022