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Bonomo (Confartigianato Vicenza): “La legge di stabilità genera crediti Iva e penalizza fiscalmente le piccole imprese”

“Se la analizziamo da vicino, il minimo che possiamo dire è che la Legge di Stabilità non è certo stata generosa con il mondo delle piccole imprese”. Il giudizio è del presidente di Confartigianato Vicenza, Agostino Bonomo, che riassume in questi termini il perché di tanta perplessità.

“Sono stati introdotti troppi limiti e condizioni per l’accesso al cosiddetto ‘regime forfettario’ destinato alle imprese marginali; è stato creato un grosso problema di liquidità con l’introduzione dello Split Payment e l’estensione del Reverse Charge; infine, le attese per un alleggerimento dell’Irap si sono concretizzate solo in un credito d’imposta del 10%, e da utilizzare dal 2016”. Bonomo entra poi nel dettaglio per illustrare i motivi del dissenso che la categoria esprime.
“Per quanto riguarda il regime forfettario, la soglia di accesso fissata a soli 20.000 euro di ricavi annui è troppo bassa e inadeguata. Inoltre, i pensionati restano di fatto esclusi dal regime, e questo certo non favorisce lo svolgimento di attività assolutamente marginali”.
Quanto allo Split Payment, con la sua introduzione la Pubblica Amministrazione pagherà all’impresa fornitrice solo l’ammontare dell’imponibile indicato in fattura e tratterrà l’Iva per versarla direttamente all’Erario. “È evidente – osserva Bonomo – che le imprese che fatturano alla Pubblica Amministrazione saranno così destinate ad accumulare credito Iva, quello derivante dall’imposta pagata ai fornitori per gli acquisti effettuati e portata in detrazione”.
Infine, l’estensione del Reverse Charge alle prestazioni di servizi di pulizia, demolizione, installazione impianti e altre di completamento relative a edifici ha praticamente reso applicabile tale meccanismo a tutto il settore dell’edilizia. “Parliamo di estensione – sottolinea Bonomo – perché nei rapporti di subappalto il Reverse Charge era già operante e continua a esistere, mentre ora vale indipendentemente dal rapporto contrattuale sottostante. Anche in questo caso, l’effetto è la generazione di credito Iva per le imprese che operano la prestazione, poiché non addebitano l’imposta in fattura, ma detraggono quella pagata sugli acquisti effettuati”. La formazione di tali crediti Iva preoccupa gli imprenditori, specie considerando che le richieste di rimborso per importi superiori a 15.000 euro devono essere accompagnate da una fidejussione o da un visto di conformità. A giudizio di Bonomo, “i risultati sono: tempi di attesa che si dilateranno sempre di più a causa dell’aumento delle richieste di rimborso e ulteriori costi per l’ottenimento delle fidejussioni o dei visti di conformità”.
Un altro capitolo critico riguarda il fatto che la ritenuta operata dalle banche sui bonifici relativi alle prestazioni di ristrutturazione e di risparmio energetico (quelle che godono delle agevolazioni del 50% e del 65%) è stata addirittura raddoppiata, passando dal 4% all’8%, con la conseguenza di togliere ulteriore liquidità alle imprese. “Un altro sgarbo – accusa Bonomo – alle aziende dell’edilizia, che già devono lottare quotidianamente per la sopravvivenza”.
Infine, l’atteso alleggerimento dell’aliquota Irap si è tradotto solo in un credito d’imposta del 10%, da utilizzare però dal 2016, “e non è stata nemmeno accolta – conclude Bonomo – la nostra richiesta di elevare l’abbattimento forfettario dell’imponibile dagli attuali 9.500 ai 15.000 euro. Così proprio non va”.