
Artigianato. La forza di guardare avanti
di Gianluca Cavion presidente Confartigianato Imprese Vicenza
Per settimane non si è parlato d’altro, ovvero dei nuovi dazi imposti dagli Usa e dei contraccolpi sul nostro export (“nostro” inteso come europeo, italiano, veneto, vicentino). Argomento assai importante, certo, ma tanto quanto lo sono molti altri temi-sfida con i quali un’impresa è chiamata oggi a confrontarsi.
E, difatti, ha svariato su più fronti il recente incontro che abbiamo avuto con il presidente nazionale Marco Granelli, giunto a Vicenza – assieme al segretario generale Vincenzo Mamoli – per portare il plauso confederale nei confronti della nostra Confartigianato provinciale, giunta al traguardo degli ottant’anni di vita e di attività con il primato, fra l’altro, di associazione territoriale più rappresentativa.

Granelli ha sintetizzato in due parole il senso dell’azione sindacale che oggi ci spetta, come rappresentanti dell’artigianato e della piccola impresa: aggregazione e formazione. Perché l’unione fa la forza anche nel rispondere al cambiamento in atto, e perché senza adeguata (e continua) preparazione non si può affrontare lo scenario odierno con le sue mille trasformazioni. L’importante è guardare avanti avendo le idee il più possibile chiare su dove stiamo andando e su come dobbiamo attrezzarci per affrontare un mondo che presenta sì mille complessità, ma anche inedite opportunità.
Ovviamente, in tutto ciò non potrà e non dovrà mancare il necessario, doveroso supporto delle istituzioni, delle strategie di una politica che deve avere a cuore… il cuore del mondo produttivo.
Tra le azioni inderogabili che Granelli ha voluto ricordare anche durante l’incontro con la nostra dirigenza vicentina c’è, ovviamente, il perseguimento di ogni modalità per ovviare alla carenza di manodopera specializzata, che rimane un problema aperto per gli artigiani. È tempo di prendere decisioni importanti, e di sostenere una strategia che metta l’apprendistato al centro, con decontribuzioni fino a tre anni, agevolando così un percorso di “travaso immediato” delle competenze perché nell’artigianato, è noto, si opera fianco a fianco, giovani e figure esperte.
Oggi abbiamo anche la necessità impellente di ammodernare la Legge Quadro dell’Artigianato (che ha compiuto ben quarant’anni) per dare al settore uno strumento al passo con i tempi. Il modello artigiano è un mondo che offre innovazione, e la norma deve seguire tale evoluzione.
Sono tre i punti che ci premono: che le piccole imprese italiane siano rese in linea con quelle europee, e cioè considerate tali fino a 49 dipendenti; semplificare i requisiti d’iscrizione per tutte le forme societarie; che si possano contemplare altre forme societarie, come le Srl; che nella definizione di “imprenditore artigiano” non sia solo riconosciuta la manualità del lavoro, ma anche la sua creatività, inclusa quella digitale.
A proposito: l’artigianato “4.0” o “5.0” si deve basare sostanzialmente su due punti di forza: aggregazione e formazione. Noi siamo dei bravi solisti, ma adesso è il momento di dimostrare sempre più di poter lavorare assieme, e per farlo al meglio è la formazione il punto fondamentale. Formazione che non è fine a sé stessa, ma dev’essere continua, per essere sempre pronti e al passo con i grandi cambiamenti in atto e quelli futuri. In questo, l’associazionismo di categoria svolge e svolgerà un ruolo fondamentale.
Quanto poi alle turbolenze internazionali, è fondamentale immaginare, e non è questione né facile né immediata, una diversificazione dei mercati. Il nostro associazionismo – vedi proprio le azioni di Vicenza – si sta già muovendo in tale direzione, ma anche le istituzioni devono essere al fianco del sistema economico con supporti all’innovazione, allo sviluppo sostenibile e alle infrastrutture.
Altrettanta “vicinanza” Confartigianato la chiede all’Unione Europea, che ha appena varato un Piano Finanziario 2028-2034 in cui non mancano motivi di perplessità.
Se va accolta positivamente la volontà della Commissione di semplificare e razionalizzare i fondi europei, che finora si erano dimostrati eccessivamente complessi per le micro e PMI, tuttavia, soprattutto con riferimento al Fondo per la Competitività, occorre porre l’attenzione proprio sulle imprese di piccola dimensione, ancora troppo trascurate nelle politiche UE. C’è inoltre il rischio che l’adozione di un Fondo unico europeo possa comportare un’eccessiva centralizzazione delle scelte strategiche di politica industriale, con il pericolo concreto di un progressivo allontanamento dai territori e dalle esigenze delle comunità locali, in particolare delle piccole imprese e delle realtà artigiane. Altro nodo rilevante è quello della complessità amministrativa nella gestione delle risorse, un tema su cui – secondo Confartigianato – non emergono segnali di sostanziale avanzamento.
Circa i nuovi Piani di partenariato, sarà necessaria una stretta collaborazione tra governi nazionali, regioni, comunità locali e rappresentanti delle MPMI, al fine di soddisfare le esigenze dei territori e del mondo produttivo. Infatti, le nostre aziende intercettano in maniera ancora troppo limitata le risorse della politica di coesione.
Per tutto questo, Confartigianato ribadisce l’importanza di un dialogo costante tra istituzioni europee e territori, affinché il Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034 possa davvero rappresentare uno strumento di sviluppo inclusivo, efficace e vicino alle esigenze del tessuto produttivo reale. Insomma, anche qui c’è da lavorare. E sapremo dire la nostra.