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Approfondimenti: intervista al Ministro di Turismo Magaly Silva in occasione della Biennale dell’Architettura 2014 a Venezia

Giorgia Miazzo intervista il ministro Magaly Silva

Il Perù potrebbe essere un interessante mercato per la manifattura vicentina. Se n’è parlato in occasione dell’inaugurazione del Padiglione Perù alla Biennale Architettura di Venezia, nel corso di un incontro tra il Ministro del Commercio Estero e Turismo peruviano, Magaly Silva, il presidente di Confartigianato Vicenza, Agostino Bonomo, e Christian Malinverni, presidente Fondazione Villa Fabris di Thiene. È stata l’occasione anche per approfondire discorsi diversi con il ministro peruviano.

Era mai stata a Venezia? Che impressione ha di questa città sull’acqua?
No, è la prima volta. È stata un’esperienza unica. Arrivata alla stazione, ero convinta di prendere un taxi, mentre ci si trova attorniati di acqua. Inoltre con la forte pioggia, vedevo acqua ovunque.

Quali sono i profumi, i colori e i suoni diversi dalla sua terra che l’hanno colpita?
Vivendo a Lima, in particolare a Mira Flores, sono abituata alla costa, ma quello che mi ha colpito profondamente è la vicinanza all’architettura e l’attenzione che avete per la preservazione della cultura antica, ed è un importante insegnamento per noi latini che a volte non sappiamo rispettare l’eredità che abbiamo ricevuto. Qui si può convivere con la modernità e l’antichità in modo naturale.   

Per il Perù quanto è importante essere presente con un padiglione alla Biennale di Venezia?
Molto importante, è un sogno che è divenuto realtà. Le cose non avvengono dall’oggi al domani, è uno sforzo della Fondazione Wiese, quindi un impegno privato, assieme all’interesse del governo peruviano di essere presente in un ambiente così importante come quello della Biennale di Venezia.

Qual è l’influenza dei turisti italiani in Perù?
Noi abbiamo 3 milioni 200 mila turisti, di cui circa 40 mila sono italiani. Dobbiamo fare molto per farvi conoscere la nostra offerta turistica e il nostro primo passo è stato quello di aprire un Ufficio del Turismo Peruviano in marzo a Milano. Il nostro obiettivo è aumentare il numero di esportazioni, turisti e investimenti.

Progetti di scambio Italia Perù?
Come dicevo prima, puntare sul lavoro specializzato dell’Ufficio del Turismo, ma stiamo pensando anche alla possibilità di firmare un accordo per fortificare la nostra capacità commerciale in qualità di artigianato, che in Perù ha lunga e importante tradizione sia a livello nazionale che internazionale. Abbiamo infatti 250 mila artigiani e solo 35 mila sono ufficialmente registrati, quindi con un ampio margine di collaborazione e scambio. Crediamo che l’Italia possa conferire un grande contributo nel campo del disegno e della moda. L’anno scorso abbiamo promosso l’evento “Perù Moda” con più di 500 contributi internazionali, anche degli Stati Uniti e Spagna. In questo progetto abbiamo capito l’importanza di unire la produzione in grande scala con quella artigianale, soprattutto legata agli accessori artigianali. L’Italia potrebbe divenire un partner importante in questa combinazione commerciale.

Sta per stilare un importante progetto per il recupero del patrimonio artistico peruviano…
In Perù uno dei musei più importanti è quello di Arte Italiana poiché la cultura italiana è sinonimo di buon gusto, arte ed estetica e questo è arrivato in Perù come parte integrante della sua crescita artistica. Il centro storico di Lima è segnalato dall’Unesco come uno dei più completi e la Plaza de Armas tra le più grandi dell’America Latina, mentre Cuzco come patrimonio storico dell’umanità e Arequipa come un altro grandioso centro urbano. Qui la presenza degli architetti italiani è stata fondamentale. Per questo nella Biennale ci si concentra nella storia di questi ultimi 100 anni dalla tradizione all’urbanismo moderno come sintesi di questo importante processo storico ed etnico.
Tra poco ci sarà un importante incontro con il Presidente di Confartigianato Vicenza e il Presidente Fondazione Villa Fabris di Thiene, con l’obiettivo di gettare le basi per uno scambio economico e commerciale tra Vicenza e Perù per quanto riguarda il know-how artigianale per l’arte orafa, ceramica e vetro, peculiari del territorio berico.

Come vede il Governo Peruviano i circa 120mila peruviani residenti in Italia?
Per noi è stato un movimento importante, molti di loro sono arrivati tra i 15 e 20 anni fa per supportare gli italiani nell’ambito sociale ed estetico in cliniche e ospedali.

Qual è il suo messaggio per il pubblico italiano che visiterà il padiglione del Perù alla Biennale di Venezia?
Per noi è un onore come Perù stare qui a Venezia, sapendo l’importanza della Biennale a livello internazionale come simbolo di tradizioni e valori culturali ed estetici. È una grande opportunità rimanere 20 anni con 10 mostre e dimostrare la vera immagine del Perù come confluenza dell’antico e moderno e come simbolo della crescita nazionale. Mi sento di dire che abbiamo raggiunto uno degli obiettivi più importanti della politica economica ossia quello dell’abbattimento della povertà. In Perù abbiamo diminuito dal 50% al 23% il livello di povertà in un decennio. È rilevante ricordare che siamo consapevoli che la crescita economica deve essere accompagnata da quella sociale ed educativa.

Lei sa della presenza di comunità italiane in Perù?
Sono più di duemila persone, senza calcolare tutti i discendenti dalla quarta generazione in poi che non hanno passaporto italiano. Un paio di mesi fa ho avuto la possibilità di andare nella regione di Ancash, nelle montagne settentrionali di Lima, dove ho conosciuto la comunità canonica italiana di Don Bosco. È stato come essere in Italia poiché molti sacerdoti e giovani lavorano lì. Hanno costruito una chiesa, con un altare di legno, che sembra ubicata nel cielo tra le nuvole e il sole, e un coro che mi ha accolto all’arrivo. Lavorano anche con il tessile e aiutano una comunità molto povera che grazie a loro sta recuperando.