
Apprendistato e ITS: come imprese e giovani costruiscono l’artigianato
Sì, giovani e imprese “si cercano”. Nell’occupazione, l’apprendistato si conferma uno strumento vitale. Nella formazione, il modello degli ITS arriva all’attenzione dell’Europa
Non è un caso che questo numero di FareImpresa ospiti un’ampia indagine (incoraggiante) sul tema dell’apprendistato. Così come non è un caso che il nostro giornale dedichi costante attenzione alle iniziative che promuovono un fitto rapporto tra mondo della scuola e mondo dell’impresa. Il perché è chiaro: il lavoro ha bisogno di giovani, i giovani hanno bisogno di lavoro. E ogni sforzo per avvicinarli è un investimento per il futuro del nostro sistema sociale ed economico.
Tra i passi da compiere in tal senso, uno di grande importanza rimane quello di spiegare a ragazzi e ragazze (e alle loro famiglie) che, tra i tanti e diversi aspetti del lavoro, quello nell’artigianato “è una risposta moderna al bisogno di libertà e autenticità che tanti giovani oggi esprimono”.
Lo dice Marco Granelli, presidente nazionale di Confartigianato, citando una ricerca realizzata assieme al Censis, secondo la quale “i giovani sotto i 35 anni desiderano un lavoro libero e creativo, che consenta di esprimere sé stessi, di mettere in campo le proprie passioni, di costruire qualcosa di unico e ben fatto. L’artigianato risponde a questa aspirazione. Ma ha bisogno di un riconoscimento politico e normativo all’altezza”.
Da qui nasce l’esigenza di una nuova legge quadro per l’artigianato che rinnovi l’assetto normativo stabilito nell’ormai remoto 1985, una legge dove si dica “che l’imprenditore artigiano non è solo un piccolo produttore, ma un protagonista dell’economia e della società”, dove si riconosca “che l’impresa artigiana è un’impresa in transizione, capace di adattarsi, di innovare, di aggregarsi, di formare, di trasmettere saperi, che deve poter crescere rimanendo ‘artigiana’ nei valori”.
Oggi, ricorda Granelli, “i confini dell’artigianato si sono fatti più porosi: esistono mestieri che si trasformano, si ibridano, si evolvono. Il digitale ha cambiato il modo di produrre, ma non ha tolto valore al lavoro delle mani. Ha anzi rilanciato l’unicità, la qualità, la narrazione del prodotto. Le reti, le forme societarie innovative, le piattaforme web, la sharing economy sono strumenti nuovi che l’artigianato ha saputo adottare con intelligenza e creatività”.
Occorre però che tutto questo venga pure “raccontato” come merita, magari sottolineando che, rispetto alla routine di certe mansioni lavorative, l’artigianato incarna con orgoglio un modello economico “alternativo” quando è fondato su qualità, competenza e radicamento nei territori.
Oggi più di ieri ogni impresa è chiamata a essere creativa, portatrice di saperi, innovativa, in grado di utilizzare anche l’intelligenza artificiale per valorizzare ulteriormente la propria intelligenza, quella “artigiana”. Inoltre, c’è bisogno di ribadire la funzione formativa che la piccola azienda svolge, valorizzando l’apprendistato e sostenendo la trasmissione intergenerazionale.
La stessa ricerca promossa da Confartigianato e Censis mette in luce che i giovani sono attratti dalla prospettiva di un futuro legato all’autoimprenditorialità, ma al tempo stesso ne temono i rischi.
E non è difficile scorgere, dietro a tale timore, la percezione di un’Italia dove troppi ostacoli burocratici frenano lo spirito d’iniziativa, o l’esigenza finanziaria di supporti per avviare l’attività. Servono perciò percorsi di affiancamento, normative e comunicazione “mirate”, serve poter valorizzare l’artigianato come uno spazio dove è possibile costruire un progetto di vita e lavoro.
Quanto al tema della preparazione dei giovani, negli ultimi anni il nostro Paese si è distinto per aver creduto nel modello degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), i corsi post-diploma che vengono realizzati in collaborazione con le aziende per rafforzare il legame tra istruzione tecnica e ingresso nel mondo professionale. Anche in Veneto e nel Vicentino le esperienze in tal senso sono parecchie, con ottimi risultati di inserimento occupazionale per i giovani. Più che giustificato, dunque, il titolo “Una storia italiana di successo” dato all’evento tenutosi a inizio luglio al Parlamento europeo dedicato appunto al modello degli ITS su iniziativa dell’europarlamentare Elena Donazzan.
Tra i partecipanti, Confartigianato Imprese ha portato il proprio contributo sottolineando il valore degli ITS come strumento efficace per favorire l’ingresso giovanile nelle aziende e ridurre il gap tra domanda e offerta di competenze. Alla luce dei risultati sin qui ottenuti, il sistema degli ITS va dunque ulteriormente sviluppato e promosso, specie perché frutto di una collaborazione strutturata tra mondo produttivo – con le sue attuali esigenze e prospettive – e mondo della formazione.
Va perciò sostenuta la crescita degli ITS, valorizzandone la natura “duale” (spartita, cioè, tra didattica in aula ed esperienza in azienda) e quindi l’orientamento “pratico”, elementi che ne fanno un esempio vincente per rispondere ai bisogni delle imprese, in particolare delle PMI e artigiane, e che quindi anche l’Europa deve supportare attraverso la programmazione dei fondi sociali e di coesione. Senza dimenticare che monte di tutto ciò, già a partire dagli anni scolastici dell’adolescenza, sta l’importanza di azioni di orientamento, cioè il saper accompagnare ragazze e ragazzi alla scoperta delle opportunità offerte dall’istruzione tecnica e dal lavoro qualificato, contrastando pregiudizi e stereotipi che spesso ancora penalizzano queste scelte formative.
Che tali temi siano stati affrontati anche a Bruxelles è stata un’importante occasione di confronto tra istituzioni UE, rappresentanti del mondo della formazione e dell’economia: condividere buone pratiche nazionali va nella giusta direzione di favorire un approccio “europeo” per il rafforzamento delle filiere formative tecnico-professionali. Specie considerando – ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti – che gli ITS rappresentano davvero una risposta concreta all’esigenza di nuova manodopera qualificata.

Hanno collaborato a questo numero:
Marco Amendola, Carlotta Andracco, Gaia Anzolin, Chiara Carradore, Nicola Carrarini, Sandra Fontana, Sabrina Nicoli, Matteo Pisanu, Marina Rigotto, Andrea Schiavo, Luca Venco.
Direttore responsabile: Antonio Stefani
In redazione: Valentina Celsan, Stefano Rossi
Contributi multimedia: Corrado Graziano, Davide Samadello, Federica Vencato
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