ANAP chiede una svolta alla Sanità: sono in 10mila in lista d’attesa nel Veneto
Il convegno Anap Veneto ha ospitato una discussione sullo stato dell’arte del sistema socio-sanitario veneto, dove il presidente Severino Pellizzari ha ricordato: “Il paese invecchia, ma la sanità è ancora ferma: chiediamo alla Regione di istituire due assessorati distinti, uno per Sanità e uno per Sociale”.
Ad oggi sono10.000 i Veneti in lista d’attesa e c’è una popolazione di “over 80” destinata a raddoppiare in 25 anni, passando da 378.000 a 670.000. Sono solo alcuni dei numeri emersi nel corso del convegno tenutosi a Quarto d’Altino, dedicato in particolare ai nodi della sanità e dell’assistenza nel futuro di una società sempre più longeva.
LO SCENARIO
“Il futuro delle RSA passa dall’invecchiamento attivo: non solo cura, ma prevenzione, inclusione e dignità – ha sottolineato Pellizzari – . In un paese e in una regione che invecchiano, la politica deve mettere questo tema al centro; per questo chiediamo con forza alla nuova Giunta regionale di tornare a istituire due assessorati distinti tra Sanità e Sociale. Garantire il giusto sostegno alla famiglia con un fondo dedicato alla non autosufficienza deve essere una priorità, il giusto riconoscimento a chi ha costruito il nostro presente”.
Durante l’incontro, esperti e rappresentanti del mondo sociosanitario hanno discusso delle grandi contraddizioni del sistema di welfare veneto e nazionale: servizi territoriali sotto pressione, carenza di personale medico e infermieristico, accessi sempre più difficili, liste d’attesa interminabili e una crescente “fuga verso il privato” che penalizza chi non può permetterselo.
In Italia mancano 70mila infermieri (3mila solo in Veneto, secondo dati regionali), mentre le iscrizioni ai corsi universitari di infermieristica calano drasticamente. Allo stesso tempo, medici e operatori che lasciano il pubblico spesso trovano impiego nel privato, aggravando la carenza di personale nei servizi territoriali e nelle case di comunità, che rischiano di restare “contenitori vuoti”.
Un altro nodo critico riguarda le RSA e la medicina territoriale, ancora in attesa di una riforma strutturale. Modelli innovativi, come il “cohousing” intergenerazionale o la medicina di gruppo integrata, restano sulla carta, mentre la qualità percepita dei servizi territoriali continua a calare, con una crescente spersonalizzazione dell’assistenza e un uso della digitalizzazione non sempre inclusivo per le persone anziane.
La politica mostra segnali di consapevolezza, come la legge sulla non autosufficienza – ha sottolineato Pellizzari – ma i tempi di attuazione sono troppo lenti e le risposte non sono all’altezza del cambiamento in corso. Non si può misurare la qualità dei servizi solo con criteri economici o di efficienza aziendale: bisogna tornare a progettare il welfare partendo dai bisogni reali delle persone.
“Come Cittadinanza Attiva denunciamo che rispetto allo scorso anno in Veneto c’è un ricorso del 2% in più alle prestazioni sanitarie private rispetto alle pubbliche, e questa percentuale continua a crescere – ha denunciato Lorenzo Signori, segretario regionale di Cittadinanza Attiva Veneto – in un contesto, quello Veneto, in cui il 48% della popolazione soffre di una malattia cronica (la media nazionale è 40%), per questo riteniamo doveroso parlare di servizi territoriali e case di comunità: il Pnrr ci sta dando “i muri”, e nemmeno tutti verranno realizzati. In più, non abbiamo il personale per riempirli e questo è un dato che ci preoccupa”.
“Tra 25 anni, nel 2050 si stima che sia in Veneto che in Italia il numero di ultraottantenni raddoppierà; dobbiamo assolutamente renderci conto di questo tsunami che investirà il nostro Paese prima che sia troppo tardi” ha aggiunto Roberto Volpe, Presidente Uripa, recentemente nominato all’interno del tavolo tecnico ministeriale incaricato di redigere il primo piano per l’invecchiamento attivo. “Dal 2001 propongo l’istituzione di un Liceo socio-sanitario, una richiesta che negli anni è sempre rimasta lettera morta: abbiamo bisogno di dirigenti preparati e dobbiamo accogliere con favore i giovani immigrati che si sono già formati nei loro paesi sui temi della sanità e della cura del paziente”.
“Mancano già almeno 600 medici di famiglia in Veneto, e altri lasceranno entro il 2027, ma se guardiamo al futuro i giovani stanno abbandonando la professione. Durante il corso di studi, il 20% lascia (su 190 posti, 170 candidati a settembre di quest’anno) – ha ricordato Giuseppe Palmisano, Presidente FIMMG – mentre un medico su tre ha un “burn out” diagnosticato. Recentemente abbiamo incontrato la Regione per capire quale organizzazione del territorio è realmente possibile, come concretizzare l’assistenza per i fragili e i polipatologici. Purtroppo, il Veneto si è fermato. Noi, come organizzazione, abbiamo avanzato delle proposte concrete, la categoria non chiede soldi, ma tutele e i cittadini hanno bisogno di risposte.
L’ANAP Veneto, associazione dei pensionati Confartigianato, rinnova quindi il proprio impegno per promuovere una cultura dell’invecchiamento attivo che non si limiti all’assistenza, ma favorisca la partecipazione, la prevenzione e la dignità della persona. “Serve un nuovo patto tra generazioni – ha concluso Pellizzari – in cui chi ha costruito il Paese non venga dimenticato, ma diventi risorsa viva per il suo futuro”.