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Abusivismo: a Vicenza sono 10.400 i lavoratori indipendenti irregolari

“Occhio ai Furbi! Mettetevi solo in buone mani” è lo slogan della campagna Confartigianato per difendere non solo competenza, professionalità e preparazione delle imprese regolari, ma anche la sicurezza dei consumatori da chi offre lavori e servizi senza qualità e garanzie.

Quello dell’abusivismo è un fenomeno che colpisce anche il Vicentino, sebbene in maniera meno ‘pesante’ di altre zone italiane: sono 10.400 i lavoratori indipendenti non regolari (che svolgono lavori artigiani e non), pari al 9,9% sul totale. Molto meglio della media italiana, assestata al 14,4%. Non solo, quella berica è tra le 15 province con quota più bassa di imprese artigiane esposte alla concorrenza sleale del sommerso: 39,5%, a fronte di un 39,8% veneto e 45,9% italiano. A livello regionale, l’abusivismo ‘vale’ 15,6 miliardi di euro e rappresenta il 10,6% del valore aggiunto regionale. E se si allarga lo sguardo all’Italia, l’abusivismo pesa per l’11,3% sul PIL.

Nel Vicentino sono 9.114 le imprese artigiane sotto pressione per la concorrenza sleale e l’abusivismo, ovvero il 91% delle 10.124 imprese totali nel perimetro preso in esame.

A subire la pressione maggiore sono le imprese dell’Acconciatura ed Estetica (2.155), il settore dell’Edilizia (1.732), Impiantisti/Elettricisti (1.079), Autoriparazione (1.063), Pittori edili (1.044), Idraulici (968), Riparazione di beni personali e per la casa (445), Cura del verde (317), Comunicazione (171), Tassisti (136) e Traslochi (4).

“La nostra è una tolleranza zero nei confronti dell’abusivismo. Più volte abbiamo richiamato l’attenzione sul tema, che colpisce non solo le imprese ma la comunità tutta – spiega Gianluca Cavion, presidente di Confartigianato Imprese Vicenza-. A pagare le conseguenze di questa forma illecita di attività sono in prima battuta soprattutto i consumatori che si mettono nelle mani di operatori improvvisati. Tra le categorie più colpite ci sono quelle legate al Benessere, ovvero Acconciatura ed Estetica: non a caso, nel corso della pandemia abbiamo più volte invitato i consumatori a rivolgersi solo a saloni e centri estetici regolari, perché solo lì è garantito un servizio all’altezza, grazie a personale qualificato e opportunamente preparato. Ma anche in altri ambiti c’è da chiedersi se vale davvero la pena di rischiare la propria sicurezza per pochi euro, per esempio affidando manutenzione e revisione della propria auto, o la realizzazione degli impianti di casa, o la sistemazione del giardino, rivolgendosi a maestranze dal sapere improvvisato e che non forniscono alcun tipo di garanzia sul lavoro svolto. La caccia al risparmio non è certo questa, anche perché spesso, a fronte di un lavoro mal fatto, ci si deve poi rivolgere a veri professionisti”.

Cavion ricorda anche che il costo dell’opera di un imprenditore in regola assorbe voci che vanno a garanzia proprio del consumatore: corsi per la sicurezza, corsi di aggiornamento professionale, conoscenza delle norme e loro applicazione, corretta gestione dei preventivi e dei compensi. 

“Chi opera abusivamente fa un danno, meno visibile ma non per questo meno grave, anche nei confronti della comunità: non versando tasse e contributi dovuti, impoverisce le casse dello Stato e se i conti devono tornare qualcun altro dovrà pagare – continua Cavion -. C’è poi un tema morale legato all’abusivismo che interessa la sostenibilità (che tipo di materiali sono usati? Come vengono smaltiti gli scarti e i rifiuti?) e la sicurezza dei lavoratori”.

Conclude perciò Cavion: “A fare le spese dell’abusivismo, alla fine, sono le imprese che, per i motivi sopraddetti, non possono reggere questo tipo di concorrenza. Per questo Confartigianato è da sempre disponibile a raccogliere le segnalazioni degli imprenditori, in forma anonima, avviando poi con le autorità competenti sopralluoghi e verifiche affinché vengano adottati gli adeguati interventi del caso”. 

Articolo aggiornato al 29 luglio 2022