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Anziani: non un costo, ma una risorsa

ANAP Confartigianato: “Un paese che vive a lungo non deve essere un problema”

In Italia un quarto della popolazione ha più di 65 anni, Pellizzari (Anap Veneto): “basta raccontare l’invecchiamento come un problema, gli anziani tengono in piedi famiglie, lavoro e welfare”.

L’Italia è uno dei Paesi più longevi al mondo, ma continua a raccontare l’invecchiamento come un problema invece che come il risultato di un progresso sociale ed economico. Da quasi vent’anni il nostro Paese non riesce a garantire un adeguato ricambio generazionale e scarica sugli anziani una responsabilità che non è loro. Una lettura distorta, che ignora il ruolo reale e quotidiano dei pensionati nella tenuta del sistema sociale.

Partiamo dai dati Istat: un quarto della popolazione italiana ha almeno 65 anni. Tra questi, cresce in particolare il numero di persone di 80 anni e più (4 milioni e 591mila), contemporaneamente in Italia nel 2024 sono nati meno di 370.000 bambini, il dato più basso dal 1861, e nel 2025 la diminuzione delle nascite prosegue. Sempre l’Istat ci riporta i dati sulla popolazione in età lavorativa: nell’UE ci sono 3 persone in età lavorativa per ogni over 65, rapporto che scende a 2,6 in Italia e secondo le previsioni Eurostat crollerà a 1,5 nel 2100.

Severino Pellizzari, Presidente ANAP Veneto (l’Associazione Nazionale Anziani e Pensionati di Confartigianato Persone, che rappresenta oltre 25mila soci a livello regionale), avverte: “L’invecchiamento della popolazione viene spesso raccontato come un’anomalia o un’emergenza, quando in realtà è il risultato di un successo storico: viviamo più a lungo grazie al lavoro, ai contributi versati e ai sacrifici di intere generazioni. Trasformare questo traguardo in una colpa è un errore culturale prima ancora che economico. Non è che nel nostro Paese ci sono troppi vecchi. Ci sono troppo pochi giovani. Dobbiamo smetterla con il tentativo di instillare in noi anziani il senso di colpa: non siamo troppi e non siamo un peso. Questo Paese lo abbiamo costruito, non è accettabile continuare a sentire una narrazione che parla di anziani come fossero un peso!”

Pellizzari a supporto porta ancora una volta i dati: oggi in Italia, oltre mezzo milione di pensionati continuano a lavorare, con stime che variano da circa 516.000 a oltre 700.000 persone, rappresentando circa il 9-10% del totale dei pensionati, spinti da necessità economiche, desiderio di rimanere attivi, o supporto alle famiglie, con una concentrazione maggiore nella fascia 60-74 anni, ed il è fenomeno è in crescita. Secondo diverse stime, il contributo economico indiretto degli anziani – tra sostegno economico alle famiglie, cura dei nipoti e assistenza ai familiari fragili – vale decine di miliardi di euro l’anno. Un welfare silenzioso, gratuito e quotidiano, che non compare nei bilanci dello Stato ma senza il quale il sistema sociale semplicemente non reggerebbe.

Questi dati ci dicono che gli anziani, in particolare i nonni, sono una risorsa preziosa nella società moderna: assistono i nipoti sostenendo la conciliazione vita-lavoro, e sono ancora un forte supporto economico per la famiglia, assolvono al ruolo di caregiver familiare alleggerendo il carico sul welfare pubblico.  Una ricerca sulla gestione non istituzionalizzata della non autosufficienza condotta dalla Cisl del Veneto rileva che un pensionato su due (49,8%) si dichiara caregiver. Questo significa milioni di ore di assistenza che, se dovessero essere garantite dal sistema pubblico o dal mercato, avrebbero un costo insostenibile. Eppure, quando si parla di spesa sociale, questo contributo non viene mai messo a bilancio”.

Mettere giovani e anziani uno contro l’altro è una scorciatoia pericolosa – conclude Pellizzari – il vero problema non è l’età di chi c’è, ma l’assenza di politiche che permettano a chi verrà di costruirsi un futuro; anche per questo lanciamo un messaggio-appello al nuovo assessore alla Sanità Gino Gerosa e a tutta la nuova giunta del Veneto:  gli anziani non sono il passato che pesa sul presente, sono il ponte che tiene insieme le generazioni. E un Paese che tratta i suoi anziani come un costo è un Paese che ha già smesso di investire su se stesso”.