
Rendiconto finanziario e gestione liquidità: gli indicatori per le PMI
Molti imprenditori associano la solidità della propria azienda al fatturato o all’utile. Ma non sempre questi numeri raccontano la verità. Un’impresa può chiudere il bilancio in utile e ritrovarsi comunque senza disponibilità liquide per pagare fornitori, dipendenti o tasse.
Il rendiconto finanziario serve proprio a leggere ciò che il conto economico non mostra da solo: la capacità di generare liquidità reale, quella che tiene viva l’attività giorno dopo giorno.
L’importanza del Rendiconto Finanziario
Il rendiconto finanziario è uno strumento essenziale perché non si limita a dire se l’azienda ha generato utile d’esercizio, ma racconta in che modo il denaro si muove realmente. Racconta come i flussi di cassa entrano ed escono, distinguendo tra la gestione ordinaria, gli investimenti e le fonti di finanziamento.
A differenza del conto economico, che può indicare un utile anche quando la cassa è vuota, il rendiconto mette in evidenza se la gestione caratteristica produce liquidità sufficiente o se l’impresa deve ricorrere a prestiti bancari e a finanziamenti soci. Allo stesso tempo fa emergere se gli investimenti sono sostenibili, se il debito è sotto controllo e, soprattutto, se la struttura finanziaria è in equilibrio. Non è un caso che le banche si soffermino su questo documento con grande attenzione, in quanto spesso per loro rappresenta il segnale più affidabile riguardo la capacità dell’azienda di generare profitto.
Un esempio pratico lo chiarisce bene. Due aziende chiudono l’anno con lo stesso utile di 100mila euro. La prima incassa regolarmente, genera flussi operativi positivi e reinveste in un nuovo macchinario. La seconda, invece, ha clienti che pagano con mesi di ritardo e si trova con flussi negativi, cosicché per coprire le spese deve ricorrere al fido bancario. I numeri del conto economico sembrano identici, ma il rendiconto rivela due situazioni opposte.
Liquidità e capitale circolante: la linfa dell’impresa
La liquidità è la linfa vitale di ogni PMI. Non basta avere ordini e clienti, poiché serve denaro disponibile per onorare le scadenze. Il capitale circolante netto, cioè la differenza tra attività correnti (cassa, crediti, magazzino) e passività correnti (debiti a breve), misura proprio questo equilibrio.
Se un’impresa ha 500mila euro di attività correnti e 420mila di passività correnti, dispone di un margine positivo di 80mila euro. Ciò significa che può affrontare i pagamenti senza ansie quotidiane. Se, invece, il capitale circolante è negativo, ogni scadenza diventa una corsa contro il tempo. Anche pochi giorni possono fare la differenza. Un’azienda con 1 milione di fatturato e tempi medi di incasso a 90 giorni immobilizza circa 250mila euro nei crediti. Se riesce a ridurre gli incassi a 60 giorni, libera più di 80mila euro, quindi liquidità disponibile immediata, senza dover chiedere un euro alle banche.
Gli indicatori che fanno la differenza
Guardare la liquidità non significa fermarsi al saldo in banca, in quanto lo stesso rappresenta solo una fotografia momentanea. Per capire se l’impresa è davvero in equilibrio è necessario ricorrere all’utilizzo di indicatori finanziari che raccontino l’andamento dell’attività nel tempo.
Il primo indicatore è il current ratio, che misura la capacità di un’azienda di coprire i propri debiti a breve termine (passività correnti) utilizzando le proprie risorse liquide e convertibili in liquidità entro l’anno (attività correnti). Viene calcolato dividendo le attività correnti per le passività correnti. Un valore superiore a 1,5 indica che l’azienda ha risorse sufficienti per coprire i debiti a breve e dispone di un margine di sicurezza. Quando il rapporto si avvicina a 1, la situazione è più fragile poiché ogni pagamento dipende da un incasso immediato.
Un indicatore ancora più prudente è il quick ratio (indice di liquidità immediata), che esclude il magazzino. Le scorte, infatti, non sempre si trasformano velocemente in denaro, e un valore alto (maggiore di 1) segnala la capacità di far fronte agli impegni con risorse realmente liquide.
Infine, c’è il cash conversion cycle (ciclo di conversione in contanti), indice che esprime il tempo, misurato in giorni, impiegato da un’azienda dall’acquisizione della materia prima fino al momento in cui riceve il denaro associato alla vendita della merce. In pratica, traccia il ciclo di vita del contante, facendo emergere quanto tempo ogni euro netto di spesa è impegnato nel processo di produzione e vendita prima che venga convertito in liquidità in entrata.
Se un’impresa incassa in 90 giorni, paga i fornitori a 60 e tiene merci in magazzino per 45, il ciclo di conversione in contanti complessivo è di 75 giorni (=45+90-60). In pratica, la stessa deve finanziare due mesi e mezzo di attività prima di rientrare della spesa. Ridurre anche solo di due settimane i tempi di incasso può liberare risorse importanti senza dover ricorrere al credito.
Questi indicatori non sono difficili da calcolare, ma se monitorati con costanza trasformano la gestione della liquidità da una variabile incerta a un processo controllato.
Strategie pratiche per rafforzare la liquidità
Ottimizzare la liquidità significa lavorare sul ciclo del denaro, non solo tagliare i costi. Alcune azioni concrete sono, ad esempio, sollecitare i clienti e premiare chi paga in anticipo, pianificare le scorte per evitare immobilizzi eccessivi, negoziare con i fornitori condizioni di pagamento più sostenibili, adottare un budget di tesoreria che consenta di prevedere entrate e uscite con qualche mese di anticipo. Chi affronta la liquidità solo quando manca il denaro rischia sempre di arrivare tardi. Chi invece pianifica, riesce a prevenire gli squilibri e a presentarsi alle banche con dati solidi, ottenendo condizioni migliori.
Il ruolo del consulente e il supporto di Confartigianato Imprese Vicenza
“Il flusso di cassa è più importante del profitto”. È una verità che ogni imprenditore sperimenta prima o poi, in quanto non è il risultato contabile che paga fornitori e stipendi, ma la cassa disponibile. Il consulente aiuta proprio in questo, a leggere i numeri del rendiconto e a trasformarli in decisioni concrete. Capire se è il momento di investire, se conviene rinegoziare un prestito, o se serve agire sui tempi di incasso e pagamento.
Confartigianato Imprese Vicenza affianca le imprese in questo percorso, con strumenti di analisi, supporto nella pianificazione della tesoreria e un approccio pratico alla gestione quotidiana. Perché la liquidità non è solo un problema da gestire, è una risorsa strategica per costruire il futuro.