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Il nuovo artigianato Veneto: i dati dei mestieri in crescita

Cambia il lavoro, cambiano le priorità. A dirlo sono i dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto su fonte Almalaurea, che confermano una transizione profonda: non solo nelle professioni, ma anche nella mentalità dei giovani.

Rispetto al 2019, i diplomati oggi desiderano più tempo libero (+10%), più indipendenza e autonomia (+6,9%) e più flessibilità oraria (+6,8%). Il contratto a tempo pieno tradizionale perde attrattività: -14,7% in 5 anni. E torna a salire – seppure lentamente – la voglia di lavoro autonomo: +2,8%. Un segnale importante per l’artigianato, che da sempre fa del “mettersi in proprio” una cifra identitaria. Nel frattempo, anche la mappa dei mestieri si ridisegna. Secondo i dati Infocamere elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto, che ha calcolato il tasso di sviluppo degli ultimi 5 anni per mestiere, crescono le imprese artigiane in ambiti legati al benessere, alla mobilità urbana e all’innovazione digitale. I settori analizzati sono complessivamente 64: tra questi 21 evidenziano un tasso di sviluppo positivo nel periodo considerato (1 gennaio 2020/1 marzo 2025) e rappresentano il 45, 5% del totale imprese artigiane della regione.

LO SCENARIO

 Chi sale, chi scende

I settori con i tassi più elevati risultano essere la Logistica (+56,3%), il Cinema e Audiovisivi (+34,6%), l’Estetica (+21,6%), le Imprese di Pulizia (+21,2%), le Imprese del Verde (+18,5%), l’ICT (+17,9%) il Trasporto persone (+7,3%) e il Restauro (+16,5%). Mestieri che in Veneto hanno un numero di imprese tutt’altro che trascurabile. Qui di seguito, riportiamo un elenco con i dati aggiornati al primo trimestre 2025:  

  •  4.492 imprese di Estetica
  • 1.223 imprese di Trasporto persone
  • 3.124 imprese del Verde
  • 1.271 specialisti in ICT
  • 1.394 studi di Grafica
  • 210 imprese Cinema e Audiovideo
  • 250 imprese settore Logistica
  • 2.484 attività d’Asporto Alimentare
  • 437 imprese di Restauro

Si tratta di un’onda nuova, che intercetta la crescente domanda di servizi su misura, la propensione alla cura di sé e “cavalca” l’accelerazione della trasformazione tecnologica. 

In Veneto nel 2024 le imprese Digitali – ad esempio servizi connessi e soluzioni IoT – sono aumentate del +6,6%, quasi il doppio della media italiana. Tiene bene il settore Edile, che negli ultimi 5 anni ha beneficiato dei bonus che, a cascata, hanno mantenuto il saldo di professioni come quella di Pittori (+6,4%), Antennisti (+3,7%), Posatori (+9%), Edilizia e Costruzioni (+9,3%).

A soffrire sono, invece, molte professioni tradizionali, soprattutto nel comparto manifatturiero. Tra le flessioni più evidenti (tasso di sviluppo negativo):

  • Autotrasporto: -8,9%
  • Elettronica: -17,8%
  • Pellicceria: -33,1%
  • Abbigliamento e Tessile: 11,5% /12% (saldo lievemente positivo per i Sarti, in caduta libera per Magliai e Confezionisti)
  • Pulitintolavanderie: -19,5%
  • Panificatori: -11,6%)
  • Calzolai: -15,1%
  • Caseari: -11,8%
  • Concia: -16,8%
  • Arredo: -13,9%
  • Molitori: -62,6%

Oggi crescono le imprese legate al Benessere, alla Mobilità urbana e al Digitale: settori che intercettano i nuovi stili di vita e rispondono alle richieste di un lavoro più flessibile, autonomo e sostenibile.Per Confartigianato è un segnale importante, soprattutto per i giovani, che non “rifiutano” l’artigianato, ma chiedono di reinventarlo. Il Veneto è la seconda regione per numero di imprese artigiane su scala nazionale: se il saldo in cinque anni tra imprese iscritte e cessate in Veneto è negativo solo per lo -0,3%, contemporaneamente hanno dato ottime performance mestieri con vocazione all’innovazione, capaci di intercettare i cambiamenti, mentre alcuni settori, seppur di nicchia, come quello della sartoria si sono evoluti: l’artigianato è in continua trasformazione.  

A preoccupare, piuttosto, è la carenza strutturale di manodopera specializzata: il 59,2% delle nostre imprese fa fatica a trovare collaboratori formati, percentuale che sale a 65,2% se si considerano solo gli operai specializzati. Questo è il vero nodo da sciogliere. Se vogliamo che l’artigianato resti motore di sviluppo, sottolinea Confartigianato, dobbiamo investire nella formazione tecnica, valorizzare l’autoimprenditorialità e sostenere chi vuole innovare.